RAGAZZI SPERICOLATI IN MACCHINA, SERVE IL BUON ESEMPIO DEI PADRI

25/10/2019

L’auto per i giovani è già un esplosivo. Fai subito gruppo e fai subito casino, cominciando da chi guida. Tutti cantano, ballano, saltano, urlano. Spesso non c’entrano l’alcol e la droga, e se c’entrano vengono in un secondo momento. Non c’entra nemmeno la strada. Te la dimentichi e vince la follia.
La macchina, in quell’andare verso il divertimento della notte, esce dal mondo e riscalda i cuori, i corpi e i sentimenti. La dico grossa: è il nuovo grembo, è il pancione tecnologico di una società senza vere emozioni e vere avventure giovanili. E dentro al pancione tutto diventa nuovo, diverso, travolgente, unificante. Qualche volta trangugiano delle birre, ma non sono queste la causa del disastro. E, a questo punto stanno ancora andando verso. Il dopo, il ritorno, possono aver bevuto di più o aver fumato qualche spinello, ma il maggiore numero di incidenti, succede per questo ingresso nel pancione magico.
Possiamo solo piangere leggendo quanto succede sulle strade, soprattutto nel fine settimana. Sono sempre giovani, e sono sempre giovani che hanno voluto divertirsi, alla loro maniera. Solo negli ultimi tre weekend sono morte 23 persone tra i 15 e i 40 anni, la maggior parte aveva tra i 20 e i 24 anni, quelli della tragedia di Cosenza, 18 e 19, i più belli e più pieni della vita. Tutti morti, perchè? E qui entra dentro di me un altro fastidioso dolore. Perché, subito, tutti pensiamo che erano almeno bevuti. E partono le verifiche, le indagini, le prove, le tracce di alcol o di droghe nel sangue del guidatore, e i processi.
Voglio fare una riflessione molto diversa, ma molto più profonda e molto più sconvolgente. Per i nostri giovani, il sabato sera o quando vanno a divertirsi in macchina, il divertimento comincia già dentro la macchina stessa. Non abbiniamo sempre a questi fatti, le sostanze.
Forse a voi non accade quello che accade a me, quando tranquillo al tavolo con i miei ragazzi ascolto tutti i dettagli delle loro serate. Alcuni, addirittura, partono raccontando e poi, saltano sulla sedia, quasi a ripetere, avendone, nostalgia, quelle avventure.
Con questo non nego i disastri veramente drammatici dovuti a gente strafatta e criminale. Cosa fare? Non possiamo lasciare solo alle forze dell’ordine o agli psicologi il problema. Anche qui si tratta di educare, di fare buon uso dei mezzi che abbiamo a disposizione e, se permettete, obbligando i padri a dare buon esempio, perché le strade sono strapiene di gente fuori di testa, che crede si essere sempre in pista o in competizione e non si capisce con chi. Chiarisco: parlo dei padri che alle otto del mattino vanno a lavorare, non solo dei ragazzi del sabato sera.

don Antonio Mazzi